Come realizzare corde con le ortiche

Oggi vogliamo dedicare un breve intervento alle corde. Una delle 5 C di Dave Canterbury riguarda proprio il cordame. In situazioni di sopravvivenza avere a disposizione un robusto pezzo di corda ci può essere davvero di aiuto se non addirittura salvarci la vita. Costruire un riparo, un attrezzo per la caccia o la pesca, legare dei tronchi per realizzare una zattera, sono solo alcuni esempi di quanto possa essere utile della corda. Se non abbiamo nulla con noi come possiamo realizzare delle corde abbastanza resistenti?
Basta conoscere bene le risorse che l’ambiente offre. Molte infatti sono le specie vegetali che ben si prestano a questo scopo. Nella zona nella quale svolgiamo le nostre attività (prealpi lombarde), è molto diffusa l’ortica (Urtica Dioica) il cui uso a scopo tessile è davvero molto antico. Ci sono varie testimonianze sull’utilizzo dell’ortica a scopo tessile sin dall’Età del bronzo. Dall’antica Roma all’età napoleonica, molti tessuti venivano fatti con l’ortica. Poi l’uso di questa fibra tessile vegetale venne trascurato per un periodo piuttosto lungo, per essere poi riscoperto nel primo dopoguerra. Prima della grande commercializzazione dei tessuti in cotone, l’ortica veniva molto usata come fibra tessile sia in Germania che in Finlandia, ma anche in Austria e in Italia. L’ortica comune, è una pianta infestante che cresce spontanea dalle pianure fino a 1000 metri di altitudine. E’ una specie dioica, ovvero i fiori sono unisessuati e si presentano in esemplari distinti (piante maschi e piante femmine). Tutta la parte aerea della pianta è interamente rivestita da peli urticanti che contengono acido formico ed istamina. Le foglie sono cuoriformi di colore verde scuro, le radici rizomatose, i fusti sono robusti, quadrangolari e cavi.
Come si ricava della corda dalle ortiche?
Innanzitutto bisogna raccogliere le piante, preferendo quelle con lo stelo più lungo. Per la costruzione della corda avremo bisogno unicamente delle fibre o filamenti esterni allo stelo, quindi la prima cosa da fare è quella di privare ogni pianta di tutte le foglie, da reimpiegare poi per la realizzazione di tisane, decotti e o da mangiare lessate.
Levate le foglie si procede con l’asportazione di tutta la polpa interna allo stelo. Per riuscire in questa operazione per prima cosa ci siamo aiutati con pezzetto di legno per battere lo stelo in prossimità dei nodi per poi, con molta calma, aprire lo stelo e levare manualmente tutta la porzione legnosa (di colore verde chiaro). Se l’operazione risulta difficile, un metodo molto efficace è quello di mettere a bagno gli steli per qualche giorno (4/7). In questo modo le fibre si staccheranno molto facilmente e, una volta asciugate si può procedere con l’intreccio.


Ecco come si presenta lo stelo aperto: a sinistra la parte legnosa di colore verde chiaro, a destra le fibre: molto sottili e verde scuro.

Dopo una macerazione in acqua di 4 giorni separare la parte fibrosa da quella legnosa risulta un’operazione molto semplice. Le fibre tendono a staccarsi da sole, ma sono piuttosto fragili, quindi bisogna fare molta attenzione.

Dopo averle stese ad asciugare le fibre sono pronte per essere intrecciate. E’ possibile vedere bene la tecnica del doppio intreccio.

Per intrecciare la corda il metodo più semplice consiste nel prendere un gruppo di fibre di uguale lunghezza e attorcigliarle come in figura, fino a che non si formi un piccolo anello:

Poi si procede piegando a metà la matassa e attorcigliando alternativamente i due capi intrecciandoli tra loro dopo ogni attorcigliamento:

L’operazione di intreccio in sé risulta abbastanza semplice e ripetitiva, quindi può capitare che si smarrisca facilmente la concentrazione. Fate attenzione perché un errore nel realizzare l’intreccio può compromettere la tenuta della vostra corda e rovinare il lungo lavoro svolto.

Infine per allungare la propria corda basta inserire un nuovo gruppo di fibre alla fine di uno dei capi prima di procedere con l’attorcigliamento e successivo intreccio (figura 5):

Si tratta di un’operazione molto lunga. Servono ore per realizzare del buon cordame, ma il risultato può essere ottimo. Trattandosi di una tecnica primitiva la qualità del risultato sarà proporzionale al tempo impiegato e ai numerosi tentativi per migliorare sempre di più la qualità dell’intreccio, specialmente nei punti di giuntura che possono risultare deboli nei primi tentativi.

Nel breve video abbiamo riassunto la nostra esperienza e i passaggi fondamentali del procedimento. Una piccola nota tecnica: il periodo migliore per fare questo tipo di esperimenti è la primavera, quando la pianta è più ricca di linfa e quindi separare le fibre risulta molto più semplice.

I disegni sono stati presi da:  The Bulletin of Primitive Technology (Fall 1996, #12)

Giacomo Bonometti e Claudio Oliani.